Abbazia-Fortezza "S. Maria" di San Nicola alle Isole Tremiti
Dall’aspetto imponente e maestoso l'Abbazia di "Santa Maria a Mare" fu costruita nel 1045 d.C. dai Benedettini. In seguito su commissione dei Canonici Lateranensi furono modificati la facciata ed il portale, con motivi decorativi di influsso rinascimentale.
Sul portale si sviluppano rilievi molto delicati, raffiguranti la vergine Maria con santi e cherubini.
L'interno della Chiesa conserva, pressochè intatto, l'impianto originale, a pianta rettangolare con 3 navate con un doppio deambulatorio.
Numerose sono le opere di interesse da poter ammirare all'interno, tra cui citiamo per importanza:
- Croce Lignea, dalla forma particolare, tipico della iconografia greco-bizantina;
- La statua lignea "S. Maria a Mare", che rappresenta la Vergine con il bambino ed i cui volti sono abbronzati e ciò rivelerebbe ancora influssi di tipo bizantino;
- Il Polittico ligneo, sull'altare maggiore, un vero capolavoro d'intaglio laminato in oro.
- Il Pavimento a Mosaico, certamente l'opera più importante della Chiesa, che, dopo i vari restauri, oggi è possibile ammirare sulla navata centrale.
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Di notevole rilevanza sono anche i Chiostri del Monastero.
Caratteristico al centro del chiostro è il pozzo che serviva il vicino refettorio dei monaci.
Il pozzo che si erge solitario quasi al centro del chiostro attinge l'acqua da una grande cisterna di raccolta sotterranea. Presente per dare acqua al vicino refettorio dei monaci, la sua presenza è testimoniata sin dal XVI secolo dal lateranense Cocarella; fu poi rifatto in età borbonica, in occasione della ristrutturazione del chiostro, come sembra testimoniare la data del 1793 scolpita sulla trabeazione, costituita da un blocco in pietra decorata da un fregio di ghirlanda che circonda la diomedea, il leggendario uccello di mare, molto raro, tipico delle Isole Tremiti. La diomedea porta in bocca un ramoscello che potrebbe sembrare di ulivo, ma una nuova interpretazione porterebbe a considerarlo di mirto. Ciò farebbe combaciare la circostanza che nell'antichità il mirto era sacro a Venere, che secondo la leggenda trasformò i compagni dell'eroe greco Diomede in uccelli (le Diomedee) perchè potessero vegliare per sempre sulle spoglie del loro condottiero.
Il mirto all'epoca dei monaci cresceva spontaneamente sull'isola e veniva utilizzata per preparare infusi e bevande.